MARKETPLACE

Perché gli artisti NFT (non) dovrebbero aspettarsi “Royalties”

OpenSea ad inizio novembre ha annunciato che sta aggiornando le proprie policy e la tecnologia dietro alle royalty pagate agli autori di NFT, andando a inserire un on-chain enforcement, un frammento di codice che è possibile aggiungere ai contratti intelligenti, che garantiranno loro di continuare a ricevere una parte dei proventi ogni volta che un loro NFT viene scambiato  

La mossa probabilmente darà nuovo vigore al dibattito se sia necessario pagare automaticamente le commissioni ai creator quando vengono rivenduti i loro oggetti o no. Infatti, in realtà, la tendenza di marketplace come X2Y2, LookRare e SudoSwap è di eliminare o minimizzare la possibilità che i creator ricevano royalty.

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Opensea continua a essere il portabandiera dei diritti dei creator

Come ha scritto nel 2018 Devin Finzer, CEO di OpenSea, il meccanismo delle royalties è stato pensato come un modo per avvantaggiare i creator che altrimenti sarebbero stati tagliati fuori dal valore crescente del loro lavoro. Inizialmente OpenSea ha introdotto le royalties nel tentativo di attirare artisti e aziende, e facendo così ha permesso alla tecnologia NFT di diventare emblema dei diritti degli artisti

A partire da quest’ estate, però, diverse piattaforme hanno iniziato a tagliare le royalty o a trattarle più come mance opzionali che gli acquirenti possono pagare. Questo ovviamente ha fatto arrabbiare diversi artisti digitali, che avevano iniziato a fare affidamento su quel flusso di reddito, soprattutto considerando la recessione del mercato.

Ma è proprio questo il problema: la diminuzione degli scambi ha spinto le piattaforme a trovare nuovi modi di stimolare il mercato: l’eliminazione o il ridimensionamento delle royalty infatti avvantaggia gli scambi. Quindi, anche se abbandonare le royalties mina una parte della missione di Web3/NFT, la mossa stessa potrebbe essere vista come salutare per il settore.

Molti però affermano si debba fare una distinzione tra creator e creator. Se un artista ha diritto di ricevere le commissioni di vendita sulle proprie opere, si può dire lo stesso per le aziende?  Per esempio, pagare il 5%-10% di commissioni ad aziende come Ticketmaster, ogni volta che si rivendono i biglietti a un concerto, per molti è un’inutile esagerazione. 

Il dibattito è ancora aperto e ogni piattaforma, creator e acquirente si sta comportando in modo diverso: vedremo durante i prossimi mesi o anni quale approccio risulterà vincente, sperando – lato nostro – che le unicità del mercato degli NFT siano protette e valorizzate.